La Formula 1 vive di contrasti affascinanti: da un lato la potenza estrema delle monoposto e i rombi dei loro motori, dall’altra i paesaggi verdi da preservare.
Se le varie iniziative implementate dall’UE negli ultimi anni ci hanno insegnato qualcosa, è che i motori sono nemici della sostenibilità e dell’ambiente.
La sfida della sostenibilità in Formula 1
Negli ultimi anni la Formula 1 si è misurata con il tema della sostenibilità in modo sempre più concreto. L’obiettivo dichiarato è quello di raggiungere emissioni nette zero entro il 2030, un traguardo ambizioso che richiede trasformazioni profonde, non solo nella tecnologia delle monoposto ma soprattutto nella logistica e nell’organizzazione degli eventi: circa il 45% delle emissioni di gas serra associati alla F1 deriva infatti da tutto quello che è necessario per rendere possibili le singole gare.
Negli ultimi anni, però, la F1 si sta muovendo nella direzione giusta.
Il 2023 Impact Report ha certificato un progresso: rispetto al 2018 le emissioni totali sono state ridotte del 13%, pari a 223.031 tonnellate di CO₂ equivalente. È un segnale incoraggiante, ma la strada è ancora lunga, perché i numeri restano elevati e la sfida globale è immensa.
Ma se il 45% delle emissioni è dovuto all’aspetto logistico, quanto contribuiscono le auto in pista all’inquinamento complessivo della manifestazione?
I motori delle monoposto pesano per meno dell’1% sulle emissioni complessive della Formula 1. Come già detto, ciò che più pesa sono gli spostamenti di uomini e materiali in giro per il mondo, dai viaggi intercontinentali del personale e dall’organizzazione di eventi che attraggono centinaia di migliaia di spettatori. È quindi la logistica globale, più che la tecnologia, a rappresentare la vera sfida ambientale.
Iniziative concrete per ridurre l’impatto ambientale
Per affrontare la sfida, sono già state introdotte diverse misure. Dal 2022 i camion utilizzati per il trasporto di materiali in Europa sono alimentati a biocarburante, con una riduzione delle emissioni di circa l’83% rispetto al carburante tradizionale. Sul fronte dei carburanti, la sperimentazione è già realtà in Formula 2 e Formula 3, dove viene utilizzata una miscela con il 55% di componente sostenibile. Questo rappresenta una tappa fondamentale verso l’introduzione di carburanti al 100% sostenibili in Formula 1, prevista per il 2026.
I circuiti stessi hanno cominciato a innovare: molti impianti si dotano di pannelli fotovoltaici, sistemi di riciclo dei rifiuti e fonti di energia rinnovabile. Alcuni hanno ottenuto l’accreditamento ambientale FIA, che certifica gli standard raggiunti nella gestione sostenibile.
Il Red Bull Ring: un esempio di integrazione con la natura
Uno degli esempi più emblematici di come le gare ad alta velocità possano essere compatibili con la natura e l’ambiente senza danneggiarli è il Red Bull Ring. Situato nella regione austriaca della Stiria, il circuito è immerso tra colline verdi e vallate alpine, che però vanno protette.
Il tracciato ha ottenuto la certificazione ISO 14001 per la gestione ambientale e ha introdotto misure per ridurre l’impatto del traffico, incentivando l’uso di navette, treni regionali e biciclette. Inoltre, parte dell’energia utilizzata proviene da impianti fotovoltaici e a biomassa. Tutto questo impegno per gare il più environmentally friendly possibili è valso al Red Bull Ring il punteggio di tre stelle – il massimo possibile – nella categoria Best Practice nel programma di accreditamento ambientale FIA. Non c’è dubbio quindi che il Gran Premio d’Austria al Red Bull Ring sia la più green delle gare in F1.
Natura e motori: una convivenza possibile
Il contrasto tra prestazioni estreme e tutela ambientale resta evidente, ma negli ultimi anni la cultura del motorsport sta cambiando. Anche il pubblico viene coinvolto: sempre più autodromi promuovono la raccolta differenziata, la riduzione della plastica monouso e l’uso di mezzi di trasporto sostenibili. L’evento non è più solo una sfida sportiva, ma anche un’occasione per sensibilizzare i tifosi sui temi ambientali.
Anche le scuderie hanno un ruolo fondamentale. La transizione tecnologica iniziata con le power unit ibride del 2014 ha aperto la strada a sistemi di recupero energetico che oggi trovano applicazioni nelle auto di serie. Con l’introduzione dei biocarburanti e, in prospettiva, dell’idrogeno, la Formula 1 continua a rappresentare un laboratorio avanzato di innovazioni sostenibili.
Verso il futuro della Formula 1 sostenibile
Resta da vedere se la velocità e l’adrenalina delle monoposto potranno realmente convivere con il rispetto dell’ambiente su scala globale. La sfida è culturale, prima ancora che tecnica: trasformare la Formula 1 in un esempio di innovazione responsabile, capace di dimostrare che prestazione e tutela della natura non si escludono a vicenda.
Il Red Bull Ring è una dimostrazione che questo equilibrio è possibile. Un circuito che pur non rinunciando all’adrenalina, rispetta il paesaggio alpino e si impegna in maniera concreta per ridurre progressivamente il proprio impatto ambientale. Così offre una visione concreta di come il motorsport possa evolvere. Tuttavia, il successo dipenderà dalla costanza e dalla trasparenza, sia delle scuderie sia delle istituzioni che regolano il settore. L’obiettivo delle emissioni nette pari a zero entro il 2030 sarà un banco di prova fondamentale per dimostrare che la velocità può davvero correre accanto al rispetto dell’habitat naturale.
In definitiva, l’evoluzione del motorsport può diventare un modello per altri settori: un esempio di come innovazione, tecnologia e sensibilità ambientale possano convivere. La Formula 1 continua a emozionare milioni di tifosi, ma oggi deve anche guidare con responsabilità, dimostrando che il futuro della competizione può essere sostenibile senza perdere la sua essenza.